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sorriso furbo, un pochino sprezzante, per un non so che di superbo che rilevava l’uomo d’ingegno — Erano arrivati ad una rotonda che guardava l’Arno, la marchesa si fermò un momento fissando intensamente una barca che attraversava.

— Sono quelli che trasportano la sabbia, nulla d’interoesante, marchesa, disse Attilio, ridendo.

— Chi lo sa, tutte le cose hanno il loro lato interessante, ed anche commovente, Ritornò a tacere e a guardare. Il duca le aveva preso l’ombrellino e glielo teneva aperto sulla testa.

— Non state ad incomodarvi, io non soffro il sole, l’amo anzi.

— Sarà forse l’unica cosa che amate, beato lui!

— Mah! a me pare di amare molte cose, ma a modo mio, senza tanta squisitezza d’analisi, senza tanta varietà di tinte, io amo fortemente tutto ciò cho mi piace, ch’è bello, grande, forte e giusto. Vedete, duca, io amo sopratutto il vero.

— Allora, marchesa, nel mondo dovrete limitarvi ad amare la vostra sola bellezza,

— Grazie dell’adulazione. ma non mi avete compreso 0 non mi avete voluto comprendere. Io intendo per vero tutto ciò che esiste, che si sente, che non si può negare, perchè è attaccato a voi e vi scuote, è vi fa soffrire e gioire realmente e non è creato dalla fantasia. Io non intendo le sentimentalità acre, vaporose, le melanconie senza ragione, le lagrime versate perchè il sole tramonta ed indora le nuvole, perchè una rosa appassisce. sfogliandosi sotto i raggi del sole, perchè...