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numento forse eretto alla buona amicizia tra le due città 1; nella lunetta dell’arco è effigiato a fresco il monogramma di Maria, circondato da raggi luminosi. Giova qui osservare, che tanto le colonne di ordine corintio che adornavano la Cattedrale, l’ornato descritto, l’altro dello stesso tempo, che si ammira nel portone della Chiesa di S. Francesco, opera forse dello stesso artifice Deodato, e la maggior parte dei lavori antichi e de’bassi tempi, che si vedono in Teramo, sono di pietra viva, ed appartengono alla cava di Ioannella. Ed altri lavori della stessa pietra esistono tuttodì, fra cui la tazza del battistero col suo piedistallo, gli stipiti delle porte della Chiesa di San Matteo e dello Spirito Santo, dovuti all'ingegno degl’illustri scultori Ascolani Ciosafatti.

E le arti non vennero meno negli anni seguenti: sotto il Vescovado di Pietro della Valle furono condotti probabilmente a fresco due dipinti sul muro boreale delle botteghe attigue al Duomo, sporgenti sulla piazza del mercato: ai tempi dello storico Muzii vi si leggeva questa iscrizione: Omnes iste Apotece (sic) fuerunt facte tempore Rev. in Cristo Patris et domini D. Petri de Valle de Teramo Episcopi Apriitini, Anno Domini 1381, V. Indict.

«In uno sta dipinto un personaggio, cosi il Muzii, che siede con una bacchetta nella mano destra, ed un libro aperto sopra il ginocchio sinistro; ed un altro personaggio in piedi, vestito di rosso, che con la destra giura sopra il libro, e con la sinistra piglia la bacchetta. A lato del personaggio in piedi stanno paggi, servitori e due trombetti suonando». Il Muzii pensa che questo bel dipinto dovesse rappresentare l’investitura che Re Guglielmo fece della distrutta Teramo al Vescovo Guido; ed il rosso colore dell’abito di costui indicherebbe la prerogativa concessa da’ Pontefici a’Vescovi Aprutini di vestire la porpora. Nel popolo, in atteggiamento di mestizia, raffigurato nell’altro quadro. Egli vuol ravvisare i superstiti cittadini usciti incontro a Guido, allorché fé ritorno da S. Flaviano a Teramo.

Poco appresso, 1483, venne anche compiuta la torre, da’ merli grandi infino alla cima; e tra le molte campane, ve nera una del peso di undici mila libbre di metallo, nella fusione della quale fu

  1. E quest’amicizia si mantenne anche in appresso, come si vedrà da’ Patti tra le due città, che noi pubblicheremo.