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e Silvestro, i quali ultimi ottennero non poche immunità dall'imperatore Federico II, quando il regno, per il matrimonio di Costanza con Arrigo VI, passò dalla Casa Normanna nella Sveva.

Ma i mali e le devastazioni rincominciarono con la morte di Federico; giacché, essendo Pontefice Innocenzo IV, col pretesto essere il Regno feudo della Santa Sede, gli Ascolani,incitati dal legato Pontificio, il Cardinale Capoccio o Capozio, assalirono Teramo, smantellandone le mura, portando via le porte e gli ostaggi, e commettendo molte altre barbarie e ruberie, come lasciò scritto lo storico Ascolano Marcucci. Il Vescovo Matteo de Balato se ne dolse col Pontefice; ma inultimente! Le memorie del XIII secolo provano le premure de’ Vescovi e de’ Cittadini nel porre in opera ogni mezzo per ridurre Teramo allo stato ed alla floridezza di prima; poco fortunati tentativi, sia per le continue guerre e per l’assedio sostenuto dalla Città contro Gualtieri Signore di Bellante, acerrimo partigiano di Pietro d’Aragona; (1286) sia perchè Carlo II di Angiò, vedendo Teramo abbastanza ristorata e ripopolata, la sottopose a regolar tributo (da cui prima era esente) come tutte le altre Città del Regno. Per la decisione degli affari criminali, mandò il Re un Capitano di Giustizia, mentre per lo innanzi i cittadini medesimi sceglievano il proprio giudice, chiamato potestà o rettore, tanto per le cause civili, che per le penali.

Rainaldo di Acquaviva fu l’ultimo vescovo nominato dal Capitolo Aprutino ed anche l’ultimo a godere della perfetta Signoria della Città. Nicolò degli Arcioni, che gli successe, venne eletto nel 1317 da Giovanni XXII: a Nicolò tennero dietro Stefano de Teramo nel 1355, ed a costui Pietro de Valle nel 1366: è questo il periodo più splendido della storia Teramana, giacché si fecero molti acquisti; il territorio fu ampliato, molti privilegi ottenuti da’ Sovrani, e principalmente da Giovanna I; molti conventi e molte chiese edificati, molti superbi e belli palagi innalzati.

Fra tanti beni non mancarono guai, come la ribellione di Berardo da Teramo a capo di 150 banditi; la famosa peste del 1348; le scorrerie di Fra Moniale di Provenza, del Conte Lando e di Annichino di Mongardo; le ostilità con i Camplesi nel 1369, e finalmente il terremoto del 1384!..

Ma da quest’epoca incominciarono per la Città calamità anche più terribili — la scissura de’ cittadini in due rabbiosi partiti.