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datus Teramnensis fu quello di Terni, pur esso compreso nel Ducato di Spoleto, come dottamente notarono il P. Laurei ed Angelo della Noce nelle loro annotazioni alla Cronaca Cassinese 1. Il Comes Aprutii aveva sotto di sè parecchi uffiziali minori, gastaldi, sia per l'amministrazione del loro patrimonio e delle loro ville, sia per l’assistenza di placiti, per la leva de’soldati e per la decisione delle liti. E queste magistrature durarono, con lievi variazioni, ne’ secoli seguenti, come da una una notizia dell’anno 986 conservataci dalla Cronaca Casauriense: a’ Gastaldi Carlo Magno aggiunse de’ giudici minori, che si sceglievano ex melioribus civibus. I conti, quantunque di nome soggetti a’Duchi di Spoleto, come questi all'Imperatore o Re, furono di fatto gli assoluti Signori delle città e delle terre loro assegnate, godendo di un’autorità e di un potere quasi senza limiti.

Ai barbari ed alla corruzione da’ medesimi, in qualche modo, apportata alla latina favella, si deve forse l’alterazione della parola Praetutium in Aprntium, nome che vien dato alla nostra regione verso la fine del secolo VI e ne’ principi! del VII secolo; quantunque, in qualche documento apparisca ancora il nome d’Interamnia a distinguere Teramo. E da osservarsi però che nè i Vescovi Aprutini, nè i Conti usarono mai il distintivo d’Interamniti, ma di Aprutiensi, ad indicare probabilmente tutto il territorio soggetto alla loro dominazione.

Dal Cartolario della Chiesa Aprutina, ossia dal registro dei giudicati, delle donazioni e di qualunque altro contratto riguardante il Vescovado, che comincia dall’886; come pure dalle Cronache di Farla, di Casauria, di S. Giovanni in Venere, di Carpinete, e da altri documenti pubblicati dall’Ughelli, dal Gattola, da Leone Ostiense e dal Muratori 2, si hanno poche, ma preziosissime notizie, riguardanti l’Aprutium e la sua Capitale Interamnes, Interamne, Teramne, come vien chiamata: in esso si rinvengono pure i nomi

  1. Libro IV, Gap. XXII.)
  2. V. Ughelli — Ital. Sacr. in Aprut. Episc. Cronicon S. Ioannis in Venere Mss. della Biblioteca Valicelliana di Roma; Ostiense — Hist. Sac. Monast. Gas. Lut. Paris. 1658 — Murat. R. I. S. Voi. 2. 709. etc. Non abbiamo qui ricordata la Gronaca di S. Stefano ad Rivum maris perchè l’autenticità di questo documento, raccolto dal Polidoro ed edito del prof. Saraceni nel l877, è messa, con forti ragioni, in dubbio dal mio amico prof. M. Schipa in un pregevole saggio critico, che egli inserì nell’Archivio storico delle Provincie Napolitane.