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etrusca, campana, latina e greca di Calabria. Che Ovidio nacque in Sulmona, fu caso di fortuna, al pari della nascita di Orazio in Venosa e di Cicerone in Arpino. I templi, i teatri ed altre fabbriche antiche, onde i Municipii abruzzesi andarono adorni ed orgogliosi, tutti quanti perirono, salvo pochi avanzi. Perciò l’Abruzzo a noi ora viventi si presenta, nella maggior parte, quale paese monumentale dell’età di mezzo. E l’arte cristiana colà prese uno sviluppo considerevole. L’organismo della chiesa abruzzese, già fondata nel primo secolo del Cristianesimo, fu tanto forte, da potere sopravvivere alla caduta dell’impero romano, come alle invasioni de’ barbari. Essa custodi, non solo le reliquie dei Santi, ma pure quelle più importanti della civiltà latina, e conservò perfino le storiche tradizioni provinciali e locali. Ad essa si deve se gli antichi nomi de’ Picentes, de’ Peligni, de’ Marsi non si perdettero mai dalla memoria de’ posteri. Il Vescovo di Teramo si chiama tuttora Episcopus Aprutinus, e quello di Chieti Teatinus. Al principio del VII secolo l’Abruzzo vide salire alla Santa Sede Romana un suo figlio, oriundo da Valeria, e fu Bonifacio IV (608-615). Questi si acquistò gloria imperitura, salvando dalla imminente distruzione il più magnifico monumento antico di Roma, il Pantheon. L’imperatore Foca, cedendo alle sue istanze, glie ne fece dono, e Bonifacio tramutò la stupenda Rotonda nella chiesa di S. Maria ad Martyres. In