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de Duchi di Spoleto (Camerino 1801), opera di somma importanza, perchè tutta fondata sugl’istrumenti del cartario di Farfa.

Chi d'altronde ora volesse accingersi alla lodevole impresa di tessere di nuovo la storia dell’Abruzzo, troverebbe, non ostante la deplorevole perdita di tanti archivi, un ricco materiale già bello e pronto. Dal secolo XVI a questa parte i dotti abruzzesi, storici, antiquarii, topografi, spinti dall'amor patrio, coltivarono le memorie native, raccogliendo carte diplomatiche, iscrizioni, medaglie, disaminando monumenti di ogni specie, formando musei provinciali e comunali, e finalmente componendo innumerevoli monografie, sicché non avvi comune, che non possegga un suo proprio o più storici patrii. Di tali scritti non pochi sono messi a stampa, mentre la maggior parte rimane tuttora sepolta nelle cartacee catacombe delle biblioteche.

Se la nobile terra dell’Abruzzo merita ogni cura da parte degl’indagatori della storia naturale e politica, essa da non molto risveglia lo interesse del mondo civile anche per la sorprendente dovizia de’ suoi monumenti di arte. E ne dirò poche parole. Ciò che della vita de’ popoli antichi a’ posteri si tramanda, sono le opere monumentali e le lettere. In quanto all'antichità classica, le une e le altre difettano nell'Abruzzo. Quelle tribù sabelliche difficilmente furono atte a creare una civiltà loro spontanea, che rivaleggiar potesse con la civiltà