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Non lasciò occasione dappoi per sottomettere i Turchi; e quindi, grave per gli anni e le imprese, ritirossi a vivere in patria, ove, onorato da tutti, era qual padre di Genova riguardato. Il solo Gian Luigi Fieschi, desiderando di rendersi tiranno della sua terra natale, spinto da malnati e corrotti uomini, contro il Doria e Genova congiurava nel 1547; Giannettino, cugino ed erede di Andrea, rimaneva ucciso per opera del Fieschi, che nella notte stessa pagava colla vita il fio della sua tracotanza.

Carlo V, il 27 ottobre di quell’anno, donava quasi tutti i Feudi, già posseduti dai Fieschi, al Doria, e lo investiva di tutti i privilegi, ch’eglino godevano, tra i quali principalissimo era quello di batter monete, ottenuto da Guglielmo Re de’ Romani nel 1249 (V. documento I e III), e con Decreto del 12 giugno 1548 dava investitura al Doria dei Castelli e delle Terre di Torriglia, Marchesato nei Monti Liguri, Garbagna, Grondona e degli altri posseduti dai Fieschi per sè e per i suoi discendenti.

Il Doria moriva nel suo Palazzo in Genova il novembre del 1560, e, non avendo figliuoli, istituiva erede Gian Andrea, figlio di Giannettino suo cugino, come vedesi dal testamento, che tra i documenti riporto, onde chiaro apparisca in qual modo da Andrea il Principato, e tutti i Feudi passassero in Gian Andrea e nei successori, che di tempo in tempo usarono, come vedremo, il privilegio della Zecca.