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glielma, che difese valorosamente contro gli Spagnoli, e n’ebbe onori, e lodi grandissime. Allorchè il Della Rovere fu creato Capitano Generale dei Fiorentini, volle Andrea condottiero di cento cavalli leggieri; e, sperimentato il carattere prode di lui e la prudenza, gli piacque, morendo, nominarlo tutore di Francesco Maria suo figliuolo, che ai consigli del Doria dovette la ricuperazione degli Stati lasciatigli dal padre, ed invasi dal fiero Duca Valentino. Fatto prefetto di mare dai Genovesi, diè prova di ardire, e costanza indicibile specialmente contro i Corsari Turchi, che infestavano il Mediterraneo; tolse loro tre fuste presso l’Isola di Gianutti, e quindi presso Pianosa disfece il corsaro Godoli, ed impadronissi di sette dei suoi vascelli, e della stessa persona di lui.

La vittoria degli Adorno sopra i Fregoso, dei quali era caldo partigiano, e le sventure della sua patria obbligarono Andrea a mettersi ai servigi del Re di Francia. Nelle guerre, che questi ebbe a sostenere cogl’Imperiali, lo giovò grandemente: impedì al Duca di Borbone, ribelle della corona, d’espugnar Marsiglia, si rese padrone di Savona per il suo Re, e le genti del Moncada generale dell’Imperatore, ite a ricuperar Varagine, disperse. Le persecuzioni, che il merito vero ed il valore sempre accompagnano, non risparmiarono il Doria; e, vedendosi mal corrisposto dal Re, e pagate le sue genti assai scarsamente, passò al servizio di Clemente VII, che lo fece Ammiraglio con