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Tolse a le falde della rupe Argea,
Là in Cappadocia, Melassirio detto.
V’è il Melograno di sapor diverso,
Vago altrettanto come quel che visse
Presso Ivica o la bellica Cartago.
Ecco le Pere zuccherine al labbro,
Che son di Francia, onor di regie mense.
Quelle altre, oh! quelle da Bisanzio sono,
Ed anno il nome imperïal da lui
Che diede il nome al luogo: Costantino.
E quelle son le pere di S. Luca
Là di Bologna su gli aprici colli
Originarie, come il nome dolci,
Poi quì ad un fascio, accennerò i Castagni,
Il Corbezzolo, il Giuggiolo, col Noce,
E il resinoso e sempre verde Pino
Che dei giardini e d’ogni pianta è il re.
Non ti dirò dei Fichi in tante forme
Ingentiliti dal sapiente innesto;
Non de le mille varie specie piante
Che selvaggie osservai già in mezzo ai campi,
E ho pensier di educar ne’ miei giardini,
Con altre più che la natura porta
E il dotto volgo esotiche battezza.
Chi poi volesse averne esatto elenco,
Conti pria quante son piante in Italia,
E quelle tratte dai lor patrii monti,
E quelle amanti delle basse valli.
Un’arbor v’è, nè donde sia conosco,
Pien di racemi che dovrà fra poco
Portar senz’altro la nostrana vite.
Un’altro dà la Bosforana Sorba