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atto secondo | 89 |
la guerra nel mio cor. Dimmi se a lui
scopristi la mia sorte.
Egle. Il tuo divieto
mi rammentai: nulla gli dissi.
Zenobia. Or vanne,
torna a me col mio sposo; e cauta osserva,
se Tiridate incontri,
la legge di tacer.
Egle. Volendo ancora,
tradirti non potrei:
son muti, a lui vicino, i labbri miei.
Ha negli occhi un tale incanto,
che a quest’alma affatto è nuovo,
che, se accanto — a lui mi trovo,
non ardisco favellar.
Ei dimanda, io non rispondo,
m’arrossisco, mi confondo:
parlar credo, — e poi m’avvedo
che comincio a sospirar. (parte)
SCENA III
Zenobia e Tiridate nella capanna.
la libertá vorresti
di poterti lagnar. No, le querele
effetto son di debolezza. Io temo,
piú che l’altrui giudizio,
quel di me stessa; ed in segreto ancora
m’arrossirei d’esser men forte... Ah! voi,
che inspirate a quest’alma
tanta virtú, non l’esponete, o numi,
al secondo cimento. A farne prova
basti un trionfo. A Tiridate innanzi