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ARGOMENTO

La virtuosa Zenobia, figliuola di Mitridate, re d’Armenia, amò lungamente il principe Tiridate, fratello del re de’ parti; ma, a dispetto di questo suo tenerissimo amore, obbligata da un comando paterno, divenne secretamente sposa di Radamisto, figliuolo di Farasmane, re d’Iberia. Gran prova della virtú di Zenobia fu questa ubbidienza di figlia; ma ne diede maggiori la sua fedeltá di consorte.

Ucciso, poco dopo le occulte nozze, il re Mitridate, ne fu creduto reo Radamisto, e, benché il tradimento e l’impostura venisse da Farasmane, padre, ma nemico di lui, fu costretto a salvarsi, fuggendo dalle furie de’ sollevati armeni. Abbandonato da tutti, non ebbe altro compagno nella sventura che la costante sua sposa. Volle questa risolutamente seguirlo; ma, non resistendo poi al disagio del lungo e precipitoso corso, giunta sulle rive dell’Arasse, si ridusse all’estremitá di pregare il consorte che l’uccidesse, pria che lasciarla in preda de’ vicini persecutori. Era fra queste angustie l’infelice principe, quando vide comparir da lontano le insegne di Tiridate, il quale, ignorando il segreto imeneo di Zenobia, veniva con la sicura speranza di conseguirla. Le riconobbe Radamisto, ed, invaso in un tratto dalle furie di gelosia, sua dominante passione, snudò il ferro e disperatamente trafisse la consorte e se stesso, egualmente incapace di soffrirla nelle braccia del suo rivale che di sopravvivere a lei. Indeboliti dalla natural repugnanza, non furono i colpi mortali: caddero bensí semivivi entrambi, uno sulle rive e l’altra nell’acque dell’Arasse. Egli, ravvolto fra’ cespugli di quelle, deluse le ricerche de’ persecutori, e fu poi da mano amica assistito: ella, trasportata dalla corrente del fiume, fu