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320 xxi - il re pastore


SCENA VI

Agenore solo.

Misero cor! credevi

d’aver tutte sofferte
le tirannie d’amore. Ah! non è vero:
ancor la piú funesta,
misero core, a tollerar ti resta.
          Sol può dir come si trova
     un amante in questo stato,
     qualche amante sfortunato,
     che lo prova — al par di me.
          Un tormento è quel ch’io sento
     piú crudel d’ogni tormento;
     è un tormento disperato,
     che soffribile non è. (parte)

SCENA VII

Parte dello spazio circondato dal gran portico del celebre tempio di Ercole tirio.

Fra l’armonia strepitosa de’ militari stromenti esce Alessandro, preceduto da’ capitani greci e seguito da’ nobili di Sidone; poi Tamiri, indi Agenore.

Alessandro.   Voi, che fausti ognor donate

     nuovi germi a’ lauri miei,
     secondate, — amici dèi,
     anche i moti del mio cor.
          Sempre un astro luminoso
     sia per voi la gloria mia;
     pur che sempre un astro sia
     di benefico splendor.
Olá! che piú si tarda? Il sol tramonta: