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atto secondo 307


a turbarti il seren, tutto vedrai.

Sarai buon re, se buon pastor sarai.
Aminta. Tanto ardir da quei detti...
Alessandro.   Or va’: deponi
quelle rustiche vesti, altre ne prendi,
e torna a me. Giá di mostrarti è tempo
a’ tuoi fidi vassalli.
Aminta.   Ah! fate, o numi,
fate che Aminta in trono
se stesso onori, il donatore e il dono.
          Ah! per voi la pianta umíle
     prenda, o dèi, miglior sembianza,
     e risponda alla speranza
     d’un sí degno agricoltor!
          Trasportata in colle aprico,
     mai non scordi il bosco antico,
     né la man che la feconda
     d’ogni fronda — e d’ogni fior. (parte)

SCENA V

Alessandro ed Agenore.

Agenore. (Or per la mia Tamiri

è tempo di parlar.)
Alessandro.   La gloria mia
me fra lunghi riposi,
o Agenore, non soffre. Oggi a Sidone
il suo re donerò: col nuovo giorno
partir vogl’io; ma, tel confesso, a pieno
soddisfatto non parto. Il vostro giogo
io fransi, è vero; io ritornai lo scettro
nella stirpe real; nel saggio Aminta
un buon re lascio al regno, un vero amico
in Agenore al re. Sarebbe forse