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298 | xxi - il re pastore |
SCENA VIII
Elisa allegra, Aminta attonito.
Elisa. Aminta?
Aminta. È sogno?
Elisa. Ah! no.
Aminta. Tu credi
dunque...
Elisa. Sí; non è strano
questo colpo per me, benché improvviso:
un cor di re sempre io ti vidi in viso.
Aminta. Sará. Vadasi intanto
al padre tuo. (s’incammina)
Elisa. (l’arresta) No; maggior cura i numi
ora esigon da te. Va’, regna, e poi...
Aminta. Che! m’affretti a lasciarti?
Elisa. Ah, se vedessi
come sta questo cor! Di gioia esulta;
ma pur... No, no, tacete,
importuni timori. Or non si pensi
se non che Aminta è re. Deh! va’: potrebbe
Alessandro sdegnarsi.
Aminta. Amici dèi,
son grato al vostro dono;
ma troppo è caro a questo prezzo un trono.
Elisa. Vanne a regnar, ben mio;
ma fido a chi t’adora
serba, se puoi, quel cor.
Aminta. Se ho da regnar, ben mio,
sarò sul trono ancora
il fido tuo pastor.
Elisa. Ah, che il mio re tu sei!
Aminta. Ah, che crudel timor!
A due. Voi proteggete, o dèi.
questo innocente amor.