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294 xxi - il re pastore


Tamiri.   Senti. Alla fuga

tu d’aprirmi un cammin, ben mio, procura
altrove almeno io piangerò sicura.
Agenore. Vuoi seguir, principessa.
un consiglio piú saggio? ad Alessandro
meco ne vieni.
Tamiri.   All’uccisor del padre!
Agenore. Straton se stesso uccise: ei la clemenza
del vincitor prevenne.
Tamiri.   Io stessa ai lacci
offrir la destra! Io delle greche spose
andrò gl’insulti a tollerar!
Agenore.   T’inganni:
non conosci Alessandro; ed io non posso
per or disingannarti. Addio. Fra poco
a te verrò. (in atto di partire)
Tamiri.   Guarda: di Elisa i tetti
colá...
Agenore.   Giá mi son noti. (come sopra)
Tamiri.   Odi.
Agenore.   Che brami?
Tamiri. Come sto nel tuo core?
Agenore.   Ah! non lo vedi?
A’ tuoi begli occhi, o principessa, il chiedi.
          Per me rispondete,
     begli astri d’amore:
     se voi nol sapete,
     chi mai lo saprá?
          Voi tutte apprendeste
     le vie del mio core
     quel dí che vinceste
     la mia libertá. (parte)