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atto primo 293


          Si spande al sole in faccia

     nube talor cosí,
     e folgora e minaccia
     su l’arido terren.
          Ma, poi che in quella foggia
     assai d’umori uní,
     tutta si scioglie in pioggia,
     e gli feconda il sen. (parte col séguito)

SCENA IV

Tamiri in abito pastorale ed Agenore.

Tamiri. Agenore! T’arresta: odi...

Agenore.   Perdona,
leggiadra pastorella: io d’Alessandro
deggio or su l’orme... (Oh dèi! Tamiri è quella,
o m’inganna il desio?)
Principessa!
Tamiri.   Ah, mio ben!
Agenore.   Sei tu!
Tamiri.   Son io.
Agenore. Tu qui? tu in questa spoglia?
Tamiri.   Io deggio a questa
il sol ben che mi resta,
ch’è la mia libertá, giacché Alessandro
padre e regno m’ha tolto.
Agenore.   Oh, quanto mai
ti piansi e ti cercai! Ma dove ascosa
ti celasti finor?
Tamiri.   La bella Elisa
fuggitiva m’accolse.
Agenore.   E qual disegno...
Ah! m’attende Alessandro.
Addio: ritornerò.