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276 xx - ipermestra


Plistene.   Vuoi ch’io lasci, o mio tesoro,

     un amico in tal cimento?
     ah! sarebbe un tradimento
     troppo indegno del mio cor.
          Non bramarlo un solo istante;
     ché non è mai fido amante
     un amico traditor. (parte)

SCENA VI

Elpinice sola.

Numi, pietosi numi,

deh! proteggete il mio Plistene: è degno
della vostra assistenza; e, quando ancora
d’una vittima i fati abbian desio,
risparmiate il suo petto: eccovi il mio.
          Perdono al crudo acciaro,
     se, per ferirlo, almeno
     lo cerca in questo seno,
     dove l’impresse amor.
          No, non farei riparo
     alla mortal ferita:
     gran parte in lui di vita
     mi resterebbe ancor. (parte)

SCENA VII

Luogo magnifico corrispondente a’ portici ed appartamenti reali, tutto pomposamente adorno ed illuminato in tempo di notte.

Danao ed Adrasto.

Adrasto. Dove corri, o mio re?

Danao.   Fuor della reggia
un asilo a cercar.