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ATTO TERZO

SCENA I

Gabinetti.

Ipermestra ed Elpinice.

Elpinice. Pure è cosí: vuol che il mio braccio adempia

ciò che il tuo ricusò.
Ipermestra.   Ma come indurre
te ad un atto sí reo? d’un’altra sposa
rendere il prence amante,
come Danao sperò?
Elpinice.   Ciò, che si brama,
mai difficil non sembra. Egli ha creduto
Linceo sedur con un geloso sdegno,
me con l’ésca d’un trono.
Ipermestra.   E che dicesti
a sí fiera proposta?
Elpinice.   Al primo istante
l’orror m’istupidí; poi mi conobbi
perduta in ogni caso. Impunemente
mai non si san simili arcani. Almeno
io mi studiai d’acquistar tempo, e finsi
di volerlo ubbidir. Di me sicuro,
ei non procura intanto al reo disegno
un altro esecutor. Fuggir poss’io;
posso avvertir Linceo.