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240 xx - ipermestra


Ipermestra.   Ne lascia

la cura a me. Dal real padre io spero
ottenerne l’assenso: in dí sí grande
nulla mi negherá.
Elpinice.   Qual mai poss’io,
generosa Ipermestra...
Ipermestra.   Ah! tu non sai
che gran felicitá per l’alma mia
è il fare altri felici.
Elpinice.   I fausti numi
chi tanto a lor somiglia
custodiscan gelosi.
Ipermestra.   Ancor Linceo
non veggo comparir. Che fa? Dovrebbe
giá dal campo esser giunto. Ah! fa’, se m’ami,
che alcun l’affretti. Alla letizia nostra
la sua congiunga. Ormai
tempo sarebbe: abbiam penato assai.
Elpinice.   Abbiam penato, è ver;
     ma in sí felice dí
     oggetto di piacer
     sono i martíri.
          Se premia ognor cosí
     quei che tormenta Amor,
     oh amabile dolor!
     dolci sospiri! (parte)

SCENA II

Ipermestra, poi Danao con séguito.

Ipermestra. Vadasi al genitor: dal labbro mio

sappia quanto io son grata, e sappia... Ei viene
appunto a questa volta. Ah! padre amato,