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atto primo | 191 |
quel labbro mi dice:
son figlio infelice,
ma figlio fedel.
Può tutto negarmi;
ma un nome sí caro
non speri involarmi
la sorte crudel. (parte)
SCENA IV
Antigono, Berenice, e poi di nuovo Demetrio.
Antigono. Or perché taci? Or puoi
spiegarti a tuo talento. I miei gelosi
eccessivi trasporti
perché non mi rinfacci? Ingrata! Un regno
perder per te non curo: è gran compenso
la sola Berenice
d’ogni perdita mia; ma un figlio, oh dèi!
ma un caro figlio, onde superbo e lieto
ero a ragion, perché sedurmi, e farne
un contumace, un disleal? Sí dolce
spettacolo è per te dunque, crudele,
il vedermi ondeggiar fra i vari affetti
di padre e di rival?
Berenice. Deh! ricomponi,
signor, l’alma agitata. Io la mia destra
a te promisi, e a seguitarti all’ara
son pronta, ove ti piaccia. Il figlio è degno,
se mai lo fu, dell’amor tuo. Non venne
che a salvarmi per te; né dove io sono,
mai piú comparirá.
Demetrio. (uscendo) Padre!