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10 xvi - temistocle


in tempesta sí fiera

abbi cura di te.
Temistocle.   Va’; taci e spera.
Neocle.   Ch’io speri! Ah! padre amato
     e come ho da sperar?
     Qual astro ha da guidar
     la mia speranza?
          Mi fa tremar del fato
     l’ingiusta crudeltá;
     ma piú tremar mi fa
     la tua costanza. (parte)

SCENA II

Aspasia, Sebaste e Temistocle in disparte.

Temistocle. (Uom d’alto affare, al portamento, al volto

quegli mi par: sará men rozzo. A lui
chieder potrò... Ma una donzella è seco,
e par greca alle vesti.)
Aspasia. (a Sebaste) Odi.
Sebaste. (in atto di partire) Non posso,
bella Aspasia, arrestarmi:
m’attende il re.
Aspasia.   Solo un momento. È vero
questo barbaro editto?
Sebaste.   È ver. Chi a Serse
Temistocle conduce estinto o vivo,
grandi premi otterrá. (incamminato per partire)
Aspasia.   (Padre infelice!)
Temistocle. Signor, dimmi, se lice (incontrando Sebaste)
tanto saper: può del gran Serse al piede
ciascuno andar? quando è permesso, e dove?
Aspasia. (Come il padre avvertir?)
Sebaste. (a Temistocle con disprezzo) Chiedilo altrove.