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atto secondo | 151 |
SCENA III
Regolo e Licinio.
il fausto ciel seconda.
Licinio. (molto lieto) Alfin ritorno
con piú contento a rivederti.
Regolo. E donde
tanta gioia, o Licinio?
Licinio. Ho il cor ripieno
di felici speranze. Infino ad ora
per te sudai.
Regolo. Per me!
Licinio. Sí. Mi credesti
forse ingrato cosí, ch’io mi scordassi
gli obblighi miei nel maggior uopo? Ah! tutto
mi rammento, signor. Tu sol mi fosti
duce, maestro e padre. I primi passi
mossi, te condottiero,
per le strade d’onor; tu mi rendesti...
Regolo. Alfine, in mio favor, di’, che facesti? (impaziente)
Licinio. Difesi la tua vita
e la tua libertá.
Regolo. (turbato) Come?
Licinio. All’ingresso
del tempio, ove il senato or si raccoglie,
attesi i padri, e ad uno ad un li trassi
nel desio di salvarti.
Regolo. (Oh dèi, che sento!)
E tu...
Licinio. Solo io non fui. Non si defraudi
la lode al merto. Io feci assai; ma fece
Attilia piú di me.