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134 xviii - attilio regolo


il console io volai. Dov’è? Non veggo

qui d’intorno i littori...
Barce.   Ei di Bellona
al tempio s’inviò.
Attilia.   Servo ritorna
dunque Regolo a noi?
Publio.   Sí; ma di pace
so che reca proposte, e che da lui
dipende il suo destin.
Attilia.   Chi sa se Roma
quelle proposte accetterá.
Publio.   Se vedi
come Roma l’accoglie,
tal dubbio non avrai. Di gioia insani
son tutti, Attilia. Al popolo, che accorre,
sono anguste le vie. L’un l’altro affretta
questo a quello l’addita. Oh, con quai nomi
chiamar l’intesi! e a quanti
molle osservai per tenerezza il ciglio!
Che spettacolo, Attilia, al cor d’un figlio!
Attilia. Ah! Licinio dov’è? Di lui si cerchi:
imperfetta saría,
non divisa con lui, la gioia mia.
               Goda con me, s’io godo,
          l’oggetto di mia fé,
          come penò con me,
          quand’io penai.
               Provi felice il nodo,
          in cui l’avvolse Amor:
          assai tremò finor,
          sofferse assai. (parte)