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atto primo | 131 |
quant’ei sudò per lei. Vendica l’una
i suoi rossori in lui; l’altra il punisce
perché d’allòr le circondò la chioma.
La barbara or qual è: Cartago o Roma?
Manlio. Ma che far si dovrebbe?
Attilia. Offra il senato
per lui cambio o riscatto
all’africano ambasciador.
Manlio. Tu parli,
Attilia, come figlia: a me conviene
come console oprar. Se tal richiesta
sia gloriosa a Roma,
fa d’uopo esaminar. Chi alle catene
la destra accostumò...
Attilia. Donde apprendesti
cosí rigidi sensi?
Manlio. Io n’ho sugli occhi
i domestici esempi.
Attilia. Eh! di’ che al padre
sempre avverso tu fosti.
Manlio. È colpa mia
s’ei vincer si lasciò? se fra’ nemici
rimase prigionier?
Attilia. Pria d’esser vinto,
ei v’insegnò piú volte...
Manlio. Attilia, ormai
il senato è raccolto: a me non lice
qui trattenermi. Agli altri padri inspira
massime meno austere. Il mio rigore
forse puoi render vano,
ch’io son console in Roma e non sovrano.
Mi crederai crudele,
dirai che fiero io sia;
ma giudice fedele
sempre il dolor non è.