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atto terzo | 105 |
Zenobia ad avvertir. (in atto di partire)
Radamisto. No. Senti: a lei
narrar non giova...
Egle. Anzi ignorar non deve
che le insidia un indegno
la gloria di fedele.
Radamisto. E tu che sai
a qual di lor convenga
d’indegno il nome o di fedel?
Egle. Che! dunque
puoi dubitar...
Radamisto. Non è piú dubbio...
Egle. Ah! taci:
orror mi fai.
Radamisto. Sappi...
Egle. Lo so: non merti
tanto amor, tanta fede.
Radamisto. Io son...
Egle. Tu sei
un ingiusto, un ingrato,
un barbaro, un crudel. (in atto di partire)
Radamisto. (seguendola) Se puoi, dilegua
dunque il sospetto mio.
Egle. No: quel sospetto
sempre, per pena tua, ti resti in petto. (parte)
SCENA II
Radamisto solo.
a chi creder degg’io? Zopiro afferma
che Zenobia è infedele; Egle sostiene
che son vani i sospetti ond’io deliro.