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62 | xi - olimpiade |
SCENA IX
Aristea e detti.
è degna di pietá.
Clistene. Dunque volete
ch’io mi riduca a delirar con voi?
Parla; ma siano brevi i detti tuoi. (ad Argene)
Argene. Parlino queste gemme: (porge il monile a Clistene)
io tacerò. Van di tai fregi adorne
in Elide le ninfe?
Clistene. (lo guarda e si turba) Aimè! che miro!
Alcandro, riconosci
questo monil?
Alcandro. Se il riconosco? È quello
che al collo avea, quando l’esposi all’onde,
il tuo figlio bambin.
Clistene. Licida! (oh Dio!
tremo da capo a piè) Licida! sorgi!
Guarda: è ver che costei
l’ebbe in dono da te?
Licida. Però non debbe
morir per me. Fu la promessa occulta,
non ebbe effetto e col solenne rito
l’imeneo non si strinse.
Clistene. Io chiedo solo
se il dono è tuo.
Licida. Sí.
Clistene. Da qual man ti venne?
Licida. A me donollo Aminta.
Clistene. E questo Aminta
chi è?
Licida. Quello a cui diede
il genitor degli anni miei la cura.