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58 | xi - olimpiade |
mi nasce nel petto,
quel gel che le vene
scorrendo mi va.
Nel seno a destarmi
sí fieri contrasti
non panni che basti
la sola pietá.
SCENA VII
Megacle fra le guardie, e detti.
di verace amistá: Megacle amato,
caro Megacle, vieni.
Megacle. Ah! qual ti trovo,
povero prence.
Licida. Il rivederti in vita
mi fa dolce la morte.
Megacle. E che mi giova
una vita, che invano
voglio offrir per la tua? Ma molto innanzi,
Licida, non andrai: noi passeremo
ombre amiche indivise il guado estremo.
Licida. O delle gioie mie, de’ miei martíri,
finché piacque al destin, dolce compagno,
separarci convien. Poiché siam giunti
agli ultimi momenti,
quella destra fedel porgimi e senti.
Sia preghiera o comando,
vivi: io bramo cosí. Pietoso amico,
chiudimi tu di propria mano i lumi:
ricòrdati di me. Ritorna in Creta
al padre mio... Povero padre! a questo