Aristea. Respiro!
Argene. Oh folle!
Aminta. Oh sconsigliato!
Aristea. Ed ora
il genitor che fa?
Alcandro. Di lacci avvolto
ha il colpevole innanzi.
Aminta. (Ah! si procuri
di salvar l’infelice.) (parte)
Megacle. E Licida che dice?
Alcandro. Alle richieste
nulla risponde. È reo di morte, e pare
che nol sappia o nol curi. Ognor piangendo,
il suo Megacle chiama: a tutti il chiede,
lo vuol da tutti; e fra’ suoi labbri, come
altro non sappia dir, sempre ha quel nome.
Megacle. Piú resister non posso. Al caro amico
per pietá chi mi guida?
Aristea. Incauto! E quale
sarebbe il tuo disegno? Il genitore
sa che tu l’ingannasti;
sa che Megacle sei. Perdi te stesso,
presentandoti al re: non salvi altrui.
Megacle. Col mio principe insieme
almen mi perderò. (vuol partire)
Aristea. Senti. E non stimi
consiglio assai miglior che il padre offeso
vada a placare io stessa?
Megacle. Ah! che di tanto
lunsingarmi non so.
Aristea. Sí, questo ancora
per te si faccia.
Megacle. Oh generosa, oh grande,
oh pietosa Aristea! Facciano i numi
quell’alma bella in questa bella spoglia
lungamente albergar. Ben lo diss’io,