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atto terzo 51


Aristea. Respiro!

Argene.   Oh folle!
Aminta.   Oh sconsigliato!
Aristea.   Ed ora
il genitor che fa?
Alcandro.   Di lacci avvolto
ha il colpevole innanzi.
Aminta.   (Ah! si procuri
di salvar l’infelice.) (parte)
Megacle. E Licida che dice?
Alcandro.   Alle richieste
nulla risponde. È reo di morte, e pare
che nol sappia o nol curi. Ognor piangendo,
il suo Megacle chiama: a tutti il chiede,
lo vuol da tutti; e fra’ suoi labbri, come
altro non sappia dir, sempre ha quel nome.
Megacle. Piú resister non posso. Al caro amico
per pietá chi mi guida?
Aristea.   Incauto! E quale
sarebbe il tuo disegno? Il genitore
sa che tu l’ingannasti;
sa che Megacle sei. Perdi te stesso,
presentandoti al re: non salvi altrui.
Megacle. Col mio principe insieme
almen mi perderò. (vuol partire)
Aristea. Senti. E non stimi
consiglio assai miglior che il padre offeso
vada a placare io stessa?
Megacle.   Ah! che di tanto
lunsingarmi non so.
Aristea.   Sí, questo ancora
per te si faccia.
Megacle.   Oh generosa, oh grande,
oh pietosa Aristea! Facciano i numi
quell’alma bella in questa bella spoglia
lungamente albergar. Ben lo diss’io,