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atto secondo | 47 |
con piú ragion l’immergerò. Sí, mori,
Licida sventurato!... Ah! perché tremi,
timida man? Chi ti ritiene? Ah! questa
è ben miseria estrema! Odio la vita,
m’atterrisce la morte; e sento intanto
stracciarmi a brano a brano
in mille parti il cor. Rabbia, vendetta,
tenerezza, amicizia,
pentimento, pietá, vergogna, amore
mi trafiggono a gara. Ah! chi mai vide
anima lacerata
da tanti affetti e sí contrari! Io stesso
non so come si possa
minacciando tremare, arder gelando,
piangere in mezzo all’ire,
bramar la morte e non saper morire.
Gemo in un punto e fremo;
fosco mi sembra il giorno:
ho cento larve intorno;
ho mille furie in sen.
Con la sanguigna face
m’arde Megera il petto;
m’empie ogni vena Aletto
del freddo suo velen. (parte)