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atto secondo 31


anche giusto, è lo sdegno. Io, nel tuo caso,

piú dolci mezzi adoprerei. Procura
ch’ei ti rivegga; a lui favella; a lui
le promesse rammenta. È sempre meglio
il racquistarlo amante
che opprimerlo nemico.
Argene.   E credi, Aminta,
ch’ei tornerebbe a me?
Aminta.   Lo spero. Alfine
fosti l’idolo suo. Per te languiva,
delirava per te. Non ti sovviene
che cento volte e cento...
Argene. Tutto, per pena mia, tutto rammento.
          Che non mi disse un dí!
     quai numi non giurò!
     E come, oh Dio! si può,
     come si può cosí
     mancar di fede?
          Tutto per lui perdei;
     oggi lui perdo ancor.
     Poveri affetti miei!
     Questa mi rendi, Amor,
     questa mercede? (parte)

SCENA V

Aminta solo.

Insana gioventú! Qualora esposta

ti veggo tanto agl’impeti d’amore,
di mia vecchiezza io mi consolo e rido.
Dolce è il mirar dal lido
chi sta per naufragar. Non che ne alletti
il danno altrui, ma sol perché l’aspetto
d’un mal che non si soffre è dolce oggetto.