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atto terzo 329


SCENA ULTIMA

Aspetto esteriore di magnifico tempio dedicato a Diana, fabbricato sull’eminenza d’un colle.

Astiage con la spada alla mano, poi Cambise, indi Arpago,
ciascuno con séguito; alfine tutti, l’un dopo l’altro.

Coro.   Le tue selve in abbandono

          lascia, o Ciro, e vieni al trono;
          vieni al trono, o nostro amor.
Astiage. Ah, rubelli! ah, spergiuri! ov’è la fede
dovuta al vostro re? Nessun m’ascolta?
m’abbandona ciascun? No, non saranno
tutti altrove sí rei. (vuol partire)
Cambise. (arrestandolo)  Ferma, tiranno!
Astiage. Ah, traditor! (in atto di difesa)
Cambise. (al suo sèguito) Voi custodite il passo;
e tu ragion mi rendi... (ad Astiage)
Astiage. Arpago, ah! vieni; il tuo signor difendi.
Arpago. Circondatelo, amici. (dall’altro lato con seguaci)
  Alfin pur sei,
empio! ne’ lacci miei.
Astiage.   Tu ancora!
Arpago.   Io solo,
barbaro! io sol t’uccido: a questo passo,
sappilo, io ti riduco.
Astiage.   E tanta fede?
e tanto zelo?
Arpago.   A chi svenasti un figlio
non dovevi fidarti. I torti obblia
l’offensor, non l’offeso.
Astiage.   Ah, indegno!
Arpago.   È questa
la pena tua.
Cambise.   La mia vendetta è questa.