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314 xv - ciro riconosciuto


infelici mie cure! Io mi protesto

di bel nuovo, o Mandane: il finto Alceo
è Ciro, è il figlio tuo: salvalo! corri!
credimi per pietá! Se non mi credi,
diventi, o principessa,
l’orror, l’odio del mondo e di te stessa.
Mandane. Fremi pure a tua voglia,
non m’inganni però.
Mitridate.   Ma questo, oh Dio!
questo canuto crine
merta sí poca fé? Vaglion sí poco
le lagrime ch’io spargo?
Mandane.   In quelle appunto
conosco il padre. In tale stato anch’io,
barbaro! son per te. Provalo: impara
che sia perdere un figlio.
Mitridate.   (Oh nostra folle,
misera umanitá! Come trionfa
delle miserie sue!) Parla, Mandane:
Ciro dov’è? Vorrai parlar, ma quando
tardi sará.
Mandane.   Va’, traditor! ch’io dica
di piú, non aspettar.
Mitridate.   Sogno? son desto?
Dove corro? che fo? Che giorno è questo!
          Dimmi, crudel, dov’è:
     ah! non tacer cosí.
     Barbaro ciel, perché
     insino a questo dí
     serbarmi in vita?
          Corrasi... E dove? Oh dèi!
     chi guida i passi miei?
     chi almen, chi per mercé
     la via m’addita? (parte)