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300 | xv - ciro riconosciuto |
SCENA VIII
Ciro e poi Mandane.
che il tuo figlio son io!
Mandane. Mio caro figlio!
mio Ciro! mio conforto!
Ciro. Io! come? (Oh stelle!
giá mi conosce.)
Mandane. Alle materne braccia
torna, torna una volta... Ah! perché schivi
gli amplessi miei?
Ciro. Temo... Potresti... (Oh numi!
non so che dir.)
Mandane. Non dubitar; son io
la madre tua: non te lo dice il core?
Vieni...
Ciro. Sentimi pria. (Numi, consiglio:
parlar deggio o tacer?)
Mandane. M’evita il figlio!
Ciro. (Perché tacer? Giá mi conosce.) È tempo...
Poiché tant’oltre... (Ah! no. Dal giuramento
sciolto ancor non son io. Dee Mitridate
consentir ch’io mi spieghi.)
Mandane. E ben, t’ascolto:
che dir mi vuoi?
Ciro. (Sarò crudel tacendo:
ma spergiuro e imprudente
favellando sarei.)
Mandane. Né m’ode!
Ciro. (Alfine
col tacer differisco