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292 xv - ciro riconosciuto


Mitridate.   Cosí geloso arcano

mal si fida a’ trasporti
del materno piacer. Se il tuo dolore
pietá non mi facea, se del tuo sdegno
contro Alceo non temevo, ignoto ancora
ti sarebbe il tuo figlio.
Mandane.   A parte a parte
tutto mi spiega.
Mitridate.   Io veggo
da lungi il re.
Mandane.   Col fortunato avviso
corriamo a lui.
Mitridate.   Ferma! (Nol dissi?) Ah! taci,
se vuoi salvo il tuo Ciro.
Mandane.   Eterni dèi!
perché?
Mitridate.   Parti.
Mandane.   Ma il padre...
Mitridate. Or di piú non cercar.
Mandane.   Sai che il mio figlio
prigioniero è per me.
Mitridate.   Se parti e taci,
libero tel prometto.
Mandane.   E per qual via?
Mitridate. (Che pena!) A me ne lascia
tutto il pensier: va’.
Mandane.   Come vuoi. Ma posso
crederti, Mitridate,
fidarmi a te?
Mitridate.   Se puoi fidarti? oh stelle!
se puoi credermi? oh dèi! Bella mercede
dalla grata Mandane ha la mia fede!
Mandane.   Non sdegnarti; a te mi fido:
     credo a te; non sono ingrata;
     ma son madre e sfortunata:
     compatisci il mio timor.