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ATTO SECONDO

SCENA I

Vasta pianura ingombrata di ruine d’antica cittá, giá per lungo tempo inselvatichite.

Mandane e Mitridate.

Mandane. Ah, Mitridate! ah, che mi dici! Alceo

dunque è il mio Ciro?
Mitridate.   Oh Dio!
piú sommessa favella. (guardando con timore all’intorno)
Mandane.   Alcun non ode.
Mitridate. Potrebbe udir. Sotto un crudele impero
troppo mai non si tace. Un sogno, un’ombra
passa per fallo e si punisce. È incerta
d’ogni amico la fé: le strade, i tempii,
le mense istesse, i talami non sono
dall’insidie sicuri. Ovunque vassi,
v’è ragion di tremar: parlano i sassi.
Mandane. Ma rassicura almeno
i dubbi miei.
Mitridate.   Rassicurar ti vuoi?
Dimandane il tuo cor. Qual piú sincero
testimonio ha una madre?
Mandane.   È vero, è vero.
Or mi sovvieni quando mi venne innanzi
la prima volta Alceo, tutto m’intesi,
tutto il sangue in tumulto. Ah! perché tanto
celarmi il ver?