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atto primo 283


Mandane. (scuotendolo)  Dèstati, o padre.

Cambise. Non mi ravvisi? (Mandane nol guarda mai)
Astiage. (destandosi)  Oh dèi!
dove son? chi mi desta? e tu chi sei?
Cambise. Io son... Venni...
Mandane.   L’iniquo
con quel ferro volea...
Cambise.   Ma, principessa,
meglio guardami in volto.
Mandane.   Ah! scellerato... (guardandolo)
Misera me! (lo riconosce)
Astiage.   Perché divien la figlia
cosí pallida e smorta?
Mandane. (Cambise! aimè! lo sposo mio! Son morta!)
Astiage. Ah! traditor, ti riconosco. In queste
menzognere divise
non sei tu...
Cambise.   Sí, tiranno, io son Cambise.
Mandane. (Sconsigliata, ah, che feci!)
Astiage. (a Cambise)  Anima rea,
tu contro il mio divieto
in Media entrare ardisti? e in finte spoglie?
e insidiator della mia vita? Ah! tale
scempio farò di te...
Cambise.   Le tue minacce
atterrir non mi sanno.
Uccidimi, tiranno: al tuo destino
non fuggirai però. Giá l’ora estrema
hai vicina e nol sai. Sappilo e trema.
Mandane. (Tacesse almen.)
Astiage. (frettoloso)  Come! che dici? oh stelle!
dove? quando? in qual guisa?
chi m’insidia? perché? Parla!
Cambise.   Ch’io parli?
Non aver tal speranza:
giá, per farti gelar, dissi abbastanza.