Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
282 | xv - ciro riconosciuto |
umil tetto lo deggio, in cui non sanno
entrar le abitatrici
d’ogni soglio real cure infelici.
Sciolto dal suo timor,
par che non senta il cor
l’usato affanno.
Languidi gli occhi miei... (s’addormenta)
Cambise. Che veggo, amici dèi! Dorme il tiranno! (esce)
Barbaro re, con tante furie in petto,
come puoi riposar? Vindici numi,
quel sonno è un’opra vostra. Il sangue indegno
da me volete: io v’ubbidisco. Ah, mori!
(snudando la spada)
Astiage. Perfido! (sognando)
Cambise. (trattenendosi) Aimè! si desta.
Astiage. (sognando) Aita!
Cambise. Ei vide
l’acciaro balenar.
(vuol celarsi, poi si ferma, accorgendosi che Astiage sogna)
Astiage. (sognando) Ciro m’uccide.
Cambise. Ciro! Parlò sognando. Eh! cada ormai;
cada il crudele. (in atto di ferire)
SCENA IX
Mandane e detti.
Cambise. Mandane. (con voce bassa)
Mandane. Olá! (alle guardie verso la porta)
Cambise. T’accheta. (a voce bassa, come sopra)
Mandane. Olá! custodi.
Cambise. Taci.
Mandane. Padre! (verso Astiage)
Cambise. (seguendola) Idol mio.