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278 xv - ciro riconosciuto


s’incomincia dal ciel? Va’ prima al tempio;

l’assistenza de’ numi
devoto implora; e in avvenir, piú saggio,
regola i moti... Ah, come parlo! All’uso
di tant’anni, o signor, questa perdona
paterna libertá. So che favella
cambiar teco degg’io. Rigido padre,
no, non riprendo un figlio;
servo fedele, il mio signor consiglio.
Ciro. Padre mio, caro padre, è vero, è vero;
conosco i troppo ardenti
impeti miei: gli emenderò. Cominci
l’emenda mia dall’ubbidirti. Ah! mai,
mai piú non dir che il figlio tuo non sono:
è troppo caro a questo prezzo il trono.
          Ognor tu fosti il mio
     tenero padre amante:
     essere il tuo vogl’io
     tenero figlio ognor.
          E in faccia al mondo intero
     rispetterò, regnante,
     quel venerato impero,
     che rispettai pastor. (parte)

SCENA VI

Mitridate e poi Cambise in abito di pastore.

Mitridate. Chi potrebbe a que’ detti

temperarsi dal pianto?
Cambise. (guardando intorno)  Il ciel ti sia
fausto, o pastor.
Mitridate.   Te pur secondi. (Oh dèi!
non è nuovo quel volto agli occhi miei.)