giá l’avvenir: giá col desio possiedo
la dolce sposa.
Megacle. (Ah! questo è troppo.)
Licida. E parmi...
Megacle. Ma taci: assai dicesti. Amico io sono;
il mio dover comprendo;
ma poi... (con impeto)
Licida. Perché ti sdegni? In che t’offendo?
Megacle. (Imprudente, che feci!) (si ricompone) Il mio trasporto
è desio di servirti. Io stanco arrivo
da cammin lungo; ho da pugnar: mi resta
picciol tempo al riposo, e tu mel togli.
Licida. E chi mai ti ritenne
di spiegarti finora?
Megacle. Il mio rispetto.
Licida. Vuoi dunque riposar?
Megacle. Sí.
Licida. Brami altrove
meco venir?
Megacle. No.
Licida. Rimaner ti piace
qui fra quest’ombre?
Megacle. Sí.
Licida. Restar degg’io?
Megacle. No. (con impazienza, e si getta a sedere)
Licida. (Strana voglia!) E ben, riposa: addio.
Mentre dormi, Amor fomenti
il piacer de’ sonni tuoi
con l’idea del mio piacer.
Abbia il rio passi piú lenti,
e sospenda i moti suoi
ogni zeffiro leggier. (parte)