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272 | xv - ciro riconosciuto |
SCENA II
Arpago e dette.
è giunto il figlio tuo.
Mandane. (s’alza) Dov’è?
Appago. Non osa
passar del regno oltre il confin, sin tanto
che il re non vien. Questa è la legge.
Mandane. Andiamo,
andiamo a lui. (incamminandosi)
Arpago. Ferma, Mandane: il padre
vuol esser teco al grande incontro.
Mandane. E il padre
quando verrá?
Arpago. Giá incamminossi.
Mandane. Almeno,
Arpago, va’; ritrova Ciro...
Arpago. Io deggio
qui rimaner finché il re venga.
Mandane. Amica
Arpalice, se m’ami,
va’ tu. (Felice me!) Presso a quel bosco
egli sará.
Arpalice. Volo a servirti. (volendo partire)
Mandane. Ascolta.
Esattamente osserva
l’aria, la voce, i moti suoi; se in volto
ha piú la madre o il genitor. Va’, corri,
e a me torna di volo... Odimi: i suoi
casi domanda, i miei gli narra, e digli
ch’egli è... ch’io sono... Oh dèi!
Digli quel che non dico e dir vorrei.