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256 | xiv - achille in sciro |
gli accorgimenti e l’arti. Il solo Ulisse
tutto a scompor bastò. Qual astro infido
fu mai quel che lo scòrse a questo lido!
Cedo alla sorte
gli allori estremi;
non son piú forte
per contrastar.
Nemico è il vento,
l’onda è infedele;
non ho piú remi,
non ho piú vele;
e a suo talento
mi porta il mar. (parte)
SCENA VII
Reggia.
Licomede, Achille, Teagene, con numeroso corteggio.
Licomede mi degna?
Teagene. È troppo ormai,
gran re, lungo il silenzio. I prieghi miei,
le richieste d’Achille
soddisfa alfin. Che ti sospende? È forse
la fé che a me donasti? Ah! non son io
tanto incognito a me, che oppormi ardisca
a sí grande imeneo. So quanto il mondo
debba quindi aspettar; veggo che in cielo
si preparò: tante vicende insieme
non tesse mai senza mistero il Fato.
Che sdegnar ti potria? L’amor? Ma quando
fu colpa in cor gentile