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248 | xiv - achille in sciro |
Ulisse. Tronchiamo
le inutili dimore. Al mare, al mare,
or che l’onde ha tranquille.
(lo prende per la mano e seco s’incammina)
SCENA III
Deidamia e detti.
(Achille si rivolge, vede Deidamia, e s’arrestano entrambi, guardandosi attentamente senza parlare)
Arcade. (E la gloria e l’amore ecco a cimento.)
Deidamia. Barbaro! è dunque vero? (con passione, ma senza sdegno)
Dunque lasciar mi vuoi?
Ulisse. (piano ad Achille) (Se a lei rispondi,
sei vinto.)
Achille. (ad Ulisse) (Tacerò.)
Deidamia. Questa, o crudele,
questa bella mercede
serbavi a tanto amore? Alma sí atroce
celò quel dolce aspetto? Andate adesso,
credule amanti! alle promesse altrui
date pur fé! Quel traditor poc’anzi
mi giurava costanza: in un momento
tutto pose in obblio;
parte, mi lascia, e senza dirmi addio.
Achille. Ah!
Arcade. (Non resiste.)
Deidamia. E qual cagion ti rese
mio nemico in un punto? Io che ti feci?
Misera me! di qual delitto è pena
quest’odio tuo?