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230 xiv - achille in sciro


     che cento insegne e cento,

     che ogni guerriero stuolo,
     che quante vele al vento
     seppe la Grecia aprir. (parte con Arcade)

SCENA IV

Licomede, Achille e poi Nearco.

Licomede. Vezzosa Pirra, il crederai? dipende

da te la pace mia.
Achille.   Perché?
Licomede.   Se vuoi
impiegarti al mio pro, rendi felice
un grato re.
Achille.   Che far poss’io?
Licomede.   M’avveggo
che a Deidamia spiace
unirsi a Teagene.
Achille. (comincia a turbarsi) E ben?
Licomede.   Tu puoi
tutto sul cor di lei.
Achille.   Come! e vorresti
da me...
Licomede.   Sí, che la scelta
tu le insegnassi a rispettar d’un padre;
ché i merti del suo sposo
le facessi osservar; che amor per lui
le inspirassi nel seno, onde l’accolga
com’è il dover d’un’amorosa moglie.
Achille. (Questo pur deggio a voi, misere spoglie!) (con ira)
Licomede. Che dici?
Achille.   E tu mi credi (reprimendosi a forza)
opportuno istromento... Ah! Licomede,
mal mi conosci. Io!... numi eterni, io!... Cerca
mezzo miglior.