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atto primo | 209 |
fûr le figlie infelici
al re d’Argo e di Tiro. Ignori forse
la recente di Sparta
perdita ingiuriosa? e che ne freme
invan la Grecia, e che domanda invano
l’infida sposa al predator troiano?
Chi sa che ancora in quelle
insidiose navi... Oh dèi! vien’ meco.
Achille. Di che temi, mia vita? Achille è teco.
Deidamia. Taci.
Achille. E se teco è Achille...
Deidamia. (guardandosi intorno)
potrebbe udirti; e, se scoperto sei,
son perduta, ti perdo. E che direbbe
il genitor deluso? Una donzella
sai che ti crede, e si compiace e ride
del nostro amor; ma che sará se mai
(solo in pensarlo io moro),
se mai scopre che in Pirra Achille adoro?
Achille. Perdona, è vero.
SCENA II
Nearco e detti.
sempre cosí tremar per voi? Vel dissi
pur mille volte: è troppo chiara ormai
questa vostra imprudente
cura di separarvi
sempre dalle compagne: ognun la vede,
ne parla ognuno. Andate al re. Son tutte
l’altre giá nella reggia.
Achille. (intento ad altro, non l’ascolta) Il suon guerriero