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atto terzo 197


Tito.   Ah! sorgi:

che fai? che brami?
Vitellia.   Io ti conduco innanzi
l’autor dell’empia trama.
Tito.   Ov’è? chi mai
preparò tante insidie al viver mio?
Vitellia. Nol crederai.
Tito.   Perché?
Vitellia.   Perché son io.
Tito. Tu ancora!
Sesto e Servilia.   Oh stelle!
Annio e Publio.   Oh numi!
Tito.   E quanti mai,
quanti siete a tradirmi?
Vitellia.   Io la piú rea
son di ciascuno; io meditai la trama;
il piú fedele amico
io ti sedussi; io del suo cieco amore
a tuo danno abusai.
Tito.   Ma del tuo sdegno
chi fu cagion?
Vitellia.   La tua bontá. Credei
che questa fosse amor. La destra e il trono
da te sperava in dono; e poi negletta
restai due volte, e procurai vendetta.
Tito. Ma che giorno è mai questo! Al punto istesso
che assolvo un reo, ne scopro un altro! E quando
troverò, giusti numi!
un’anima fedel? Congiuran gli astri,
cred’io, per obbligarmi, a mio dispetto,
a diventar crudel. No! non avranno
questo trionfo. A sostener la gara
giá s’impegnò la mia virtú. Vediamo
se piú costante sia
l’altrui perfidia o la clemenza mia.
Olá! Sesto si sciolga: abbian di nuovo