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182 xiii - la clemenza di tito


questa è de’ rei. Pur dal senato ancora

non torna alcun! Che mai sará? Va’, chiedi
che si fa, che s’attende. Io tutto voglio
saper pria di partir.
Publio.   Vado: ma temo
di non tornar nunzio felice.
Tito.   E puoi
creder Sesto infedele? Io dal mio core
il suo misuro; e un impossibil parmi
ch’egli m’abbia tradito.
Publio. Ma, signor, non han tutti il cor di Tito.
               Tardi s’avvede
          d’un tradimento
          chi mai di fede
          mancar non sa.
               Un cor verace,
          pieno d’onore,
          non è portento,
          se ogni altro core
          crede incapace
          d’infedeltá. (parte)

SCENA II

Tito e poi Annio.

Tito. No, cosí scellerato

il mio Sesto non credo. Io l’ho veduto
non sol fido ed amico,
ma tenero per me. Tanto cambiarsi
un’alma non potrebbe. Annio, che rechi?
L’innocenza di Sesto,
come la tua, di’, si svelò? Che dice?
Consolami.
Annio.   Ah! signor, pietá per lui
io vengo ad implorar.