Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
atto secondo | 179 |
che la pace e l’onor. Sesto, che dici?
Risolvi.
Sesto. Oh Dio!
Vitellia. Sí, giá ti leggo in volto
la pietá che hai di me; conosco i moti
del tenero tuo cor. Di’: m’ingannai?
sperai troppo da te? Ma parla! o Sesto.
Sesto. Partirò, fuggirò. (Che incanto è questo!)
Vitellia. Respiro!
Sesto. Almen talvolta,
quando lungi sarò...
SCENA XV
Publio con guardie, e detti.
Sesto. Che chiedi?
Publio. La tua spada.
Sesto. E perché?
Publio. Per tua sventura,
Lentulo non morí. Giá il resto intendi.
Vieni.
Vitellia. (Oh colpo fatale!) (Sesto dá la spada)
Sesto. Alfin, tiranna...
Publio. Sesto, partir conviene. È giá raccolto
per udirti il senato, e non poss’io
differir di condurti.
Sesto. Ingrata, addio!
Se mai senti spirarti sul volto
lieve fiato che lento s’aggiri,
di’: — Son questi gli estremi sospiri
del mio fido, che muore per me.