Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. III, 1914 – BEIC 1885240.pdf/176

170 xiii - la clemenza di tito


Annio.   Cauto l’avvolgi,

nascondilo e t’affretta.
Sesto.   Il caso, oh Dio!
potria...
Annio.   Dammi quel manto: eccoti il mio.
  (cambia il manto)
Corri: non piú dubbiezze.
Fra poco io ti raggiungo. (parte)
Sesto.   Io son sí oppresso,
cosí confuso io sono,
che non so se vaneggio o se ragiono.
          Fra stupido e pensoso,
     dubbio cosí s’aggira
     da un torbido riposo
     chi si destò talor;
          che desto ancor delira
     fra le sognate forme,
     che non sa ben se dorme,
     non sa se veglia ancor. (parte)

SCENA VIII

Galleria terrena adornata di statue, corrispondente a’ giardi

Tito e Servilia.

Tito. Contro me si congiura! Onde il sapesti?

Servilia. Un de’ complici venne
tutto a scoprirmi, acciò da te gl’implori
perdono al fallo.
Tito.   E Lentulo è infedele?
Servilia. Lentulo è della trama
lo scellerato autor. Sperò di Roma
involarti l’impero; uní seguaci;
dispose i segni; il Campidoglio accese