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atto primo 149


l’amicizia or gli scelga. Al tuo s’unisca,

Sesto, il cesareo sangue. Oggi mia sposa
sará la tua germana.
Sesto. Servilia?
Tito.   Appunto.
Annio.   (Oh me infelice!)
Sesto.   (Oh dèi!
Annio è perduto.)
Tito.   Udisti?
Che dici? Non rispondi?
Sesto.   E chi potrebbe
risponderti, o signor? M’opprime a segno
la tua bontá, che non ho cor... Vorrei...
Annio. (Sesto è in pena per me.)
Tito.   Spiègati. Io tutto
farò per tuo vantaggio.
Sesto. (Ah! si serva l’amico.)
Annio.   (Annio, coraggio!)
Sesto. Tito!... (risoluto)
Annio. (risoluto) Augusto, io conosco
di Sesto il cor. Fin dalla cuna insieme
tenero amor ne stringe. Ei, di se stesso
modesto estimator, teme che sembri
sproporzionato il dono; e non s’avvede
ch’ogni distanza eguaglia
d’un Cesare il favor. Ma tu consiglio
da lui prender non déi. Come potresti
sposa elegger piú degna
dell’impero e di te? Virtú, bellezza,
tutto è in Servilia. Io le conobbi in volto
ch’era nata a regnar. De’ miei presagi
l’adempimento è questo.
Sesto. (Annio parla cosí! Sogno o son desto?)
Tito. E ben! recane a lei,
Annio, tu la novella; e tu mi siegui,
amato Sesto, e queste