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atto terzo 131


la mia ti chiese in dono. Utile al regno

il cambio allor credé; ma, quando poi
nacque Cherinto, al proprio figlio il trono
d’aver tolto s’avvide, e a me l’arcano
non ardí palesar, ché troppo amante
giá di te mi conobbe. All’ore estreme
ridotta alfin, tutto in due fogli il caso
scritto lasciò. L’un die’ all’amica, e quello
Matusio ti mostrò: l’altro nascose,
ed è questo che vedi.
Timante.   E perché tutto
nel primo non spiegò?
Demofoonte.   Solo a Dircea
lasciò in quello una prova
del regio suo natal. Bastò per questo
giurar ch’era sua figlia. Il gran segreto
della vera tua sorte era un arcano
da non fidar che a me, perch’io potessi,
a seconda de’ casi,
palesarlo o tacerlo. A tale oggetto
celò quest’altro foglio in parte solo
accessibile a me.
Timante.   Sí strani eventi
mi fanno dubitar.
Demofoonte.   Troppo son certe
le prove, i segni. Eccoti il foglio, in cui
di quanto ti narrai la serie è accolta.
Timante. Non deludermi, o sorte, un’altra volta.
  (prende il foglio e legge fra sé)